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Roma

Slovan 1 Primavera Roma 0

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Dettagli 18 agosto 2011, Bratislava, ore 20 circa: Thomas Di Benedetto, appena diventato il ventitreesimo presidente nella storia della A.S. Roma entra in campo per il giro d’onore e per salutare i tifosi che hanno seguito la squadra in trasferta. Formazioni praticamente annunciate: la Roma schiera Stekelenburg in porta, Cicinho terzino destro, centrali Cassetti e Burdisso, terzino sinistro José Angel; a centrocampo Viviani, Brighi e Simplicio; in attacco, come tutti si aspettano, Okaka, Caprari e Bojan… No, aspetta: chi si aspettava Okaka, Caprari e Bojan in attacco? E il capitano e Borriello dove sono? Si sono infortunati nel pre-partita? No. Siedono comodamente in panchina. Scelta tecnica spiegherà Luis Enrique a fine partita. Ok, d’accordo, giochiamo col baby-attacco. Okaka è imballato, non riesce a tenere un pallone contro i difensori dello Slovan. Caprari è già in forma, ma non è aiutato dalla fortuna. E Bojan? Luis Enrique gli ha ritagliato un posticino da leader come centravanti, nella posizione del capitano. Cosa significa? Per il momento niente, visto che non è stato granché incisivo il giovane spagnolo. La difesa, invece, a parte la scelta di far giocare Cassetti al posto di Heinze (a proposito, anche lui cosa lo hanno preso a fare, come scalda-panchina?), tiene abbastanza fino al minuto ottanta: calcio d’angolo, colpo di testa di un semi-sconosciuto slovacco entrato dalla panchina (Dobrotka), palla schiacciata a terra. Tutti pronti per vedere il primo vero intervento del nuovo portierone giallorosso Stekelenburg… E invece niente. Papera colossale (da dire, però, che, vista la sua altezza non era facilissimo intervenire sul quel pallone) e Slovan che insacca. 1 a 0. Gli ultimi dieci minuti, noia. Da segnalare un palo colpito dallo sfortunato Caprari. Ora viene da chiedersi: dopo la figuraccia col PSG (3 gol subiti in 45 minuti, anche se erano circa dieci giorni che la squadra si allenava), dopo la seconda figuraccia a Valencia (3 a 0 per gli spagnoli, con Bojan, Totti e Borriello in attacco), dopo che le due amichevoli con Innsbruck e Vaslui sono state decise da due primavera (Caprari e Viviani), e dopo la terza figuraccia stagionale, tra l’altro all’esordio in una gara ufficiale contro una squadra di medio livello, non è che forse Luis Enrique sta esagerando con i cambiamenti? Però, c’è da dire che è un allenatore giovane, con una visione del calcio completamente differente da quella presente oggi in Italia, che ancora non ha a disposizione la rosa che vuole lui. E quindi? Di chi è la colpa di questo mezzo disastro pre-stagionale? Dei dirigenti? Dei calciatori che non si impegnano? Di un allenatore incapace? Probabilmente, la colpa di tutto può davvero essere dei dirigenti, più che dell’allenatore. E magari neanche direttamente dei dirigenti. Prendete il Genoa di Preziosi, ad esempio. Fino a due-tre stagioni fa era una squadra da primi otto posti, in Europa poteva arrivarci. Poi ha cominciato a cambiare sette-otto titolari a stagione, e adesso si ritrova a metà classifica. Cosa significa? Che sono stati fatti troppi cambi all’interno della squadra, e i giocatori ne risentono. In più c’è anche il nuovo metodo di gioco importato da Luis Enrique. Mi sa che questo sarà un anno di sofferenze più che di gioie, ma speriamo che il lavoro fatto quest’anno porti a grandi risultati la prossima stagione.
   
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