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VIAGGIO TRA I RICORDI DI UDINESE-INTER: GOL, SPETTACOLO E BRIVIDI FINALI

Lunch match tanto per cominciare il nuovo anno in maniera speciale. E' questo quanto il calendario propone per Udinese ed Inter. Due squadre che quando si sono affrontate davanti al proscenio dello stadio "Friuli" non hanno proprio lesinato impegno gol e spettacolo da dedicare alla platea. Pensiamo si possa affermare a ragione che molti dei nomi che andremo a scorrere in questo ideale viaggio nel tempo hanno fatto la storia di questi due club. Partiamo con il precedente disputato il 31 narzo 1985. L'Udinese, pur avendo a disposizione una rosa che poteva annoverare nomi del calibro di Zico, Edinho, Gerolin, Miano e che in attacco stava rivelando al resto d'Italia le doti realizzative di Andrea Carnevale, stazionava in una posizione di classifica precaria. Nonostante si trovassero di fronte un avversario blasonato, gli uomini di mister Vinicio sapevano bene quanto il risultato positivo fosse d'obbligo per non rendere ancor piu' complicato il cammino che portava alla salvezza. L'inizio dei bianconeri fu traumatico: tre giri di lancetta ed i nerazzurri erano passati a condurre grazie ad una rete di Alessandro Altobelli. L'Udinese in quella circostanza riabbracciava il redivivo Zico recuperato dopo una lunga sequela di infortuni muscolari. Ed il capitano di quella stagione, che aveva ereditato la fascia da Franco Causio passato proprio alla corte nerazzurra, non tradi' le attese, portando la sfida in parita' grazie ad un classico del suo vasto repertorio: il gol messo a segno direttamente su punizione. Quando tutti si attendevano un nuovo morso, questa volta letale, del biscione nerazzurro, fu invece l'Udinese a colpire con un gol di stampo carioca realizzato dal piu' brasiliano fra i talenti friulani di allora: Paolo Miano, ragazzo delle valli del Natisone dai piedi sopraffini che ricordavano quelli dei piu' affermati idoli della nazionale verdeoro. L'accostamento tra il giocatore ed i piu' celebrati sudamericani era tale,che Miano col tempo si era guadagnato l'appellativo di "Ze' Paolo". Miano contro l'Inter fu capace di recuperare palla poco oltre la meta' campo e di saltare uno dopo l'altro, in dribbling, una serie di avversari, ultimo dei quali il portiere Recchi, che i milanesi guidati da Ilario Castagner schieravano quel giorno in luogo dell'indisponibile Walter Zenga, gia' allora portiere di livello assoluto. Ma questa pur pesante assenza fra le fila interiste non getta ombre su una vittoria limpida, meritata dell'Udinese, ottenuta unendo classe e volonta'. Miano e' oggi componente dello staff che coadiuva il tecnico Guidolin; e della famiglia bianconera, a livello dirigenziale, fa parte da tempo anche Andrea Carnevale che da giocatore, nella stagione 1985-86, seppe replicare ad un gol lampo di Rummenigge. Il precedente del 1986-87, tra tutti quelli giocati dalle due squadre nello scorcio di tempo che andiamo a considerare, fu forse quello piu' incolore, e le motivazioni vanno probabilmente ricercate in un'Udinese pesantemente condizionata dal fardello dei nove punti di penalizzazione che erano stati inflitti per il coinvolgimento della societa' nel nuovo scandalo scommesse, ed un Inter che ben presto si accorse che per competere con la forza di squadre come Juve e Napoli di Maradona che poi avrebbe vinto lo scudetto, ci sarebbe voluta piu' convinzione ma anche una rosa con piu' qualita'. Alla fine del torneo l'Inter chiudera' appunto terza dietro a campani e torinesi, mentre l'Udinese non realizzera' il miracolo di una salvezza vista come una chimera fin dall'inizio della stagione. Il club della famiglia Pozzo potra' rivedere la A solo nella stagione 1989-90, attendendo l'Inter campione d'Italia uscente al "Friuli" per l'ultima giornata del toreno, il 29 aprile 1990. Una serie A a diciotto squadre che chiudeva cosi' presto, addirittura prima dell'inizio del mese di maggio, non si era francamente mai vista, ma tutto era spiegato nel fatto di voler liberare gli stadi prima del grandissimo evento dei mondiali di Italia 90 che sarebbero iniziati di li a 40 giorni, e poi si intendeva dare un giusto stacco tra il termine del campionato e l'inizio dei mondiali, garantendo alla nazionale guidata da Azeglio Vicini un congruo periodo di preparazione pre-mondiale. Di quell'Udinese-Inter e' curioso ricordare un aneddoto. Gia' le due squadre affrontavano il match con spirito profondamente diverso: per l'Udinese condotta in panchina da Rino Marchesi, invischiata a pieno titolo nella lotta per non retrocedere, la vittoria era d'obbligo per continuare a sperare. Poi, si sarebbero dovute attendere buone nuove dal "Manuzzi" di Cesena dove i locali romagnoli, principali antagonisti dei friulani per evitare la discesa in B, ospitavano il gia' retrocesso Verona. L'Inter che abdicava in favore di un Napoli che ancora una volta Maradona aveva trascinato alla conquista del secondo scudetto della storia, nulla aveva piu' da chiedere al campionato, tanto piu' che molti fra i suoi effettivi, da Zenga a Bergomi, da Ferri a Serena, da Matthaeus a Klinsmann, senza dimenticare Brehme, avevano gia' la testa agli imminenti mondiali. Domenica d'ansia per i giocatori bianconeri, ma soprattutto per i tifosi sugli spalti, che quel giorno si ritrovarono orfani dello strumento che tradizionalmente viene in soccorso di chi, a fine campionato, non puo' fare affidamento solo su se stesso per quanto attiene ai propri destini calcistici: la mitica radiolina. Internet con le stazioni radio in streaming era ancora fantascienza, la telefonia mobile era ai primordi: per sapere qualcosa in merito all'altra sfida salvezza, ci sarebbe potuta stare la radiolina con l'orecchio ancorato ad un pezzo di storia come "Tutto il calcio minuto per minuto". Ma quel giorno, i giornalisti erano entrati in stato di agitazione, per cui il settore informazione lasciava per un giorno tutti al buio. E in un contesto gia' cosi' elettrizzante, quell'Udinese-Inter non risparmio' emozioni. Udinese avanti 2-0, grazie a Balbo e Branca, poi anche 3-1, ancora grazie a Balbo. Inter di fine stagione si', ma, spronata da un tecnico come Trapattoni poco avvezzo ad atteggiamenti dimessi, per nulla disposta a fare regali al retrocedendo avversario. Arrivarono cosi' in rapida serie i gol di Matthaeus prima e Mandorlini (futuro bianconero) poi. La rimonta nerazzurra stava gettando tutti nella piu' profonda costernazione, perche' di sicuro la divisione della posta non avrebbe garantito all'Udinese nemmeno la disputa di un eventuale spareggio col Cesena. All'improvviso, un sussulto, a due minuti dalla fine, con un nuovo gol in contropiede di Branca. Successo fu, anche di prestigio, ma si tratto' della classica vittoria di Pirro: nonostante l'atmosfera surreale ed il black-out dell'informazione, dalla Romagna non tardo' ad arrivare la notizia che il Cesena si era imposto sul Verona con un gol nel finale messo a segno dal bomber Massimo Agostini. L'ascensore bianconero era dunque nuovamente costretto a veder premuto il bottone della dolorosa discesa in B, maturata nella maniera piu' beffarda. Destino vorra' che nel 1992, anno in cui i friulani torneranno a calcare la platee della massima serie, il calendario imponga all'Udinese di riprendere il cammino in serie A laddove si era interrotto: e' l'Inter a dare il bentornato fra le elette del calcio nostrano all'Udinese. Alla vigilia del match, le acque in casa bianconera erano decisamente agitate: l'eliminazione in Coppa in Italia per mano del Cagliari, aveva decretato la fine dell'avventura in bianconero, in qualita' di tecnico, di Adriano Fedele, l'allenatore che solo alcuni mesi prima, al termine di una rimonta che aveva avuto del prodigioso, era riuscito a condurre l'Udinese alla conquista del quarto posto in serie B, l'ultimo buono per raggiungere la sospirata promozione.
Ma sin dal successivo ritiro pre campionato, i rapporti tra Fedele ed alcune colonne dello spogliatoio, in particolare il portiere Giuliani, si erano fatti tesi. La dirigenza decise il 4 settembre 1992, a 48 ore dalla gara d'esordio contro i nerazzurri, di defenestrare il grintoso tecnico di Colloredo di Monte Albano. Al suo posto, Albertino Bigon. Tutti, nei pronostici di inizio stagione, inserivano l'Inter tra le probabili candidate alla vittoria finale. Una rosa ben collaudata, veniva affidata alle cure di un tecnico milanese doc, noto col soprannome di "mago della Bovisa": il riferimento va ovviamente a Osvaldo Bagnoli, che nelle due fantastiche stagioni precedenti alla guida del Genoa, culminate con una qualificazione alla Coppa Uefa, e conseguente partecipazione alla competizione continentale onorata con un cammino da sogno stoppato ai quarti di finale dai lancieri dell'Ajax, ha dimostrato da un lato che lo scudetto conquistato nel 1985 alla guida del Verona non costituiva un fatto isolato, e dall'altro che dopo tante positive esperienze in provincia, era scoccata l'ora per un ruolo di grande responsabilita' al timone di una squadra di grandissima tradizione. Il mercato nerazzurro aveva arricchito in estate la rosa a disposizione di Bagnoli grazie ad alcuni nomi molto suggestivi: l'eroe delle notti magiche di Italia 90 Toto' Schillaci, il macedone ex scarpa d'oro Darko Pancev, il giovane talento tedesco Mathias Sammer. Inter pertanto pronta a fare un sol boccone di un'Udinese travolta da problemi interni? Il campo parve dare subito una risposta diametralmente opposta. Udinese convinta dei propri mezzi, con un Branca incontenibile nell'uno contro uno (ne fara' le spese Bergomi, espulso nel corso del secondo tempo). I frutti di una pressione costante si videro nel secondo tempo. A meta' ripresa una bella iniziativa di Balbo batte' Zenga; Inter pronta a reagire e pareggio su rigore di Schillaci. Quando tutto pareva prefigurare la spartizione della posta, ecco l'Udinese calare il jolly, pescato da uno shoot del neo entrato Fabio Rossitto, ventunenne della provincia di Pordenone, pupillo di Adriano Fedele che lo aveva lanciato nella sua squadra primavera sin dal 1989. Al fischio finale, tripudio per un'Udinese che, nonostante quell'inizio a mille, tribolera' non poco per raggiungere a fine stagione la salvezza, ed Inter costretta a tornare mestamente negli spogliatoi. I milanesi sapranno prendersi la rivincita l'anno successivo, espugnando il "Friuli" per una vittoria che mancava loro da oltre 13 anni. Dopo una generosa prima frazione dei padroni di casa, riaffidati alla gestione tecnica di Adriano Fedele dopo la fulminea apparizione in Friuli dell'ex ct della nazionale Vicini, l'Inter affondava i colpi e passava nella ripresa grazie ad una rete di Ruben Sosa. L'Udinese non recuperera' piu' quel match, per una delle numerose sconfitte che, al termine di quella stagione, decreteranno l'ultima retrocessione in B della compagine bianconera. Un anno di purgatorio nella serie cadetta e a seguire solo serie A, per diciotto campionati consecutivi. La serie si apre con l'inaugurazione di quella che per tutti passo' alla storia come l'era Zaccheroni. Contro quella che per sua stessa ammissione era stata da sempre la squadra del cuore, Zaccheroni non colse grossi risultati nelle prime due stagioni alla guida dell'Udinese: 1-2 nel 1995-96 e 0-1 nel 1996-97. Ma fu nel precedente giocato ad Udine il 13 dicembre 1997 che Zac si prese la rivincita con gli interessi. 30.000 spettatori, nonostante un freddo incombente, per una partita che di spunti tecnici e non ne offriva davvero tanti. L'Inter si proponeva (e lo sarebbe stata sino al termine del campionato) come la piu' seria antagonista della Juventus nella lotta per il titolo; l'Udinese dava seguito al meraviglioso campionato dell'anno precedente, che l'aveva condotta ai fasti della prima, storica qualificazione alla coppa Uefa. In questa parata di stelle da una parte e dell'altra nel cielo di Udine non brillava, perche' assente, l'astro forse piu' luminoso ed atteso: nell'estate del 1997 l'Inter era riuscita a strappare al Barcellona il giocatore piu' forte del mondo, il brasiliano Luis Nazario do Lima, universalmente noto col nome di Ronaldo. La ragione che privava l'Inter del suo elemento di maggior spicco e talento in una partita cosi' importante era legata ad una storia di peso politico delle federazioni nazionali di calcio nei riguardi dei propri affiliati e di ingaggi faraonici. Il 1997 era l'anno che precedeva quello della disputa dei mondiali in Francia. E, come sarebbe stata tradizione negli anni a seguire, si disputava la Federation Cup, competizione che faceva da apripista alla piu' importante competizione a livello calcistico. Per ragioni di marketing e,come detto, di lauti ingaggi ai partecipanti, la Federation Cup si disputava allora in Arabia Saudita, e non, come avviene oggi, nella nazione designata ad ospitare successivamente i campionati del mondo. Fra le nazionali partecipanti, come ovvio, la nazionale campione del mondo in carica, il Brasile, forte del suo Ronaldo. Si badi bene: malgrado il n.1 al mondo fosse assente, Udinese-Inter del 1997-98 va inserita in quell'elenco di partite da definire "bellissime" e da conservare come elemento educativo nelle scuole calcio. Occasioni da una parte e dall'altra, ma 0-0 non si schiodava ed il portiere dell'Inter, Pagliuca, era in giornata di autentica grazia. Fino al 90'. Sul cross dalla sinistra di Bachini si alzava a colpire di testa, piu' in alto di tutti il tedesco Bierhoff a disegnare una traiettoria veloce ed angolata sulla quale il disperato tuffo di Pagliuca nulla pote'. Urlo fragoroso e "Friuli" trasformato in una bolgia. Il trend dell'alternanza di vittorie fu confermato nel 1998-99: alla prima stagione sulla panca dell'Udinese Francesco Guidolin disegno' uno scacchiere tattico abile a bloccare la banda di Gigi Simoni sino a tre minuti dal termine. Un Ronaldo stavolta presente e a suo modo protagonista si vide servire su un piatto d'argento una palla perfetta da un altro top player del calibro di Roberto Baggio, e non lascio' scampo al portiere Turci. A seguire, un paio di annate super a favore dell'Udinese al cospetto dei nerazzurri. Doppio 3-0 nel 1999-2000 e nel 2000-2001. Se nel precedente della primavera 2000 re per una notte fu Roberto Sosa, autore di un'incredibile tripletta, magistrale fu il ko che gli uomini di Gigi De Canio inflissero all'Inter di Tardelli nel settembre dello stesso anno: a segno Fiore su rigore, Muzzi, ed un giovanissimo Vincenzo Iaquinta ancora dagli undici metri. La stagione 2001-2002 fece scendere l'Inter al "Friuli" quando in panca sedeva ancora un allenatore che vestiva nella circostanza i panni dell'ex, l'inglese Roy Hodgson. Che ci teneva a non perdere contro la sua vecchia squadra e cosi' fu: malgrado il vantaggio dell'Inter con Ventola, un contatto in area indusse l'arbitro a fischiare il rigore trasformato a tre minuti dal novantesimo da Di Michele. L'anno successivo, avvento sulla panchina friulana di Luciano Spalletti e, il 23 marzo 2003, successo delle zebrette grazie alle reti di Jankulovski e Iaquinta, per l'Inter rete realizzata da Cordoba. Risultato ad occhiali nel settembre del 2003, seguito da un altro pari, quello del febbraio 2005, dai contorni incredibili. L'Inter di Roberto Mancini stava conducendo per 1-0 grazie ad una gran botta di Veron mal controllata dal portiere De Sanctis, e proprio quando tutto sembrava perso, l'Udinese seppe cogliere il pari con Henok Goitom, giovanissimo attaccante svedese di origine etiope, autore della sua unica rete in maglia bianconera. Nell'autunno dello stesso anno un gol di Julio Cruz consenti' all'Inter di imporsi ad Udine e di dimostrare come la successione di Spalletti alla guida tecnica bianconera, gestita da Cosmi, si presentava come una pesantissima eredita' per il tecnico umbro, piu' tardi esonerato. 2006-2007: il vecchio contro il giovane, ovvero Galeone contro Mancini. E contro quell'Inter gia' rullo compressore, i bianconeri fecero la loro figura costringendo al risultato in bianco i milanesi. Nel 2007-2008 iniziava per l'Udinese la gestione di Pasquale Marino alla guida tecnica. E al "Friuli" nonostante ripetuti tentativi specie da parte di Zlatan Ibrahimovic, l'Inter ancora una volta non ando' oltre lo 0-0. Ad ottenere un brillante filotto di vittorie, due consecutive, da aumentare a quattro se consideriamo i precedenti giocati a Milano sotto la sua guida tecnica, fu lo "special one" Jose Mourinho, che in Friuli vide vincere la sua formidabile Inter la prima volta fortunosamente, per 1-0, con gol scaturito da una sfortunata autorete di un giovanissimo ma gia' affermato Mauricio Isla, un po' piu' brillantemente la seconda volta, nel febbraio 2010, quasi in coincidenza con il rientro di Marino dopo la breve parentesi di De Biasi. Fu 3-2 in quella circostanza, con la veemente risposta del trio Balotelli-Maicon-Milito alla rete in apertura dell'Udinese firmata da Simone Pepe. Sull'1-3, il tentativo di rimonta fu inscenato da un rigore di Di Natale. Davvero per pochissimo un tiro di Inler, al 90' non beffava il portiere nerazzurro Julio Cesar. Ed infine il duplice confrocnto dolce-amaro con il rientrante Francesco Guidolin in panchina. In un lunch match come quello di domani, il 23 gennaio 2011, una grande Udinese sconfiggeva l'Inter passata da poco sotto le cure di Leonardo dopo la breve e poco felice avventura di Rafael Benitez in quel di Milano. Va subito detto che dopo il vantaggio ospite con Stankovic, non ci fosse stata una super parata da Samir Handanovic su azione dell'Inter, ad evitare il possible 0-2, forse si sarebbe parlato di una partita diversa. Ma cio' non toglie il merito alla affermazione friulana, maturata dopo il pareggio di Christian Zapata, il raddoppio su eccezionale punizione di Di Natale, e la rete della sicurezza firmata da Domizzi. Fu probabilmente in quella partita che gli uomini di Guidolin presero il definitivo slancio per andare alla conquista del quarto posto finale e dei preliminari di Champions. Il salto temporale rispetto al presente e' davvero breve pensando all'ultimo precedente, quello del 25 aprile scorso: partenza sprint dell'Udinese e gran gol di Danilo per l'1-0 friulano, poi pero' per tutto il primo tempo solo Inter: due gol del rientrante Snijder e terza rete messa a segno da Ricky Alvarez. Generosa quanto inconcludente la reazione dell'Udinese nella ripresa, e risultato immutato. L'Inter di Stramaccioni dopo quel successo esterno penso' che la rincorsa al terzo posto dell'Udinese con conseguente aggancio al preliminare di Champions potesse essere a quel punto possibile, ma cosi' non fu e la banda Guidolin mantenne la posizione. Wesley Snijder, la cui rottura col sodalizio di via Durini e' cosa nota, e' stato spesso decisivo contro l'Udinese e domani, per i dissidi descritti, non fara' parte dei convocati: che sia un nuovo segno del destino?
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